Sono a teatro e mi sto godendo uno spettacolo. Si tratta di uno spettacolo di teatro comico, con un personaggio ben definito e caratterizzato; senza eccessi, pulito, preciso nei gesti e nei movimenti. Anche l’uso della voce, il ritmo, la fisicità sono ben equilibrati. Fisso l’attore con interesse, mi lascio coinvolgere ma allo stesso tempo studio e ammiro la tecnica. Ogni tanto sorrido, ma come spesso mi capita quando assisto ad uno spettacolo teatrale che mi piace, esteriorizzo poco il mio piacere.

Allo spettacolo sono presenti alcuni miei allievi, si divertono, ridono.

Alla fine dello spettacolo un gruppetto di loro mi si avvicina e mi chiede: “Ti è piaciuto?”

“Certamente” rispondo io e non aggiungo altro immaginando cosa stanno per chiedermi. Non mi sbaglio, infatti continuano: “Ma come mai non hai riso? Ti abbiamo osservato e spesso eri serio. Davvero ti è piaciuto?”

E così, cercando di capire se il loro maestro di teatro “approvava” lo spettacolo, se ne stavano perdendo una parte!

Questa vicenda mi ha fatto pensare a quante volte, durante gli esercizi e i giochi teatrali, i ragazzi cerchino l’approvazione di noi maestri, dimenticandosi di lasciarsi andare, di divertirsi, di accettare l’errore, di creare.

Tutti noi siamo lusingati nel ricevere l’approvazione altrui, ma come ha detto Steve Jobs, “non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore”

E’ importante che l’allievo attore sviluppi uno spirito critico personale, che sappia giudicare con i suoi sensi quanto lo circonda. Questo non vuol dire essere infallibili; per cambiare idea c’è tempo e maturando le cose possono in futuro apparirci in modo diverso, ma il giudizio di oggi deve essere sincero, onesto e spontaneo.

Ritengo che un buon maestro non debba mostrare all’allievo come fare una cosa poiché un maestro non può veramente giudicare il modo giusto o sbagliato per risolvere un problema. Un insegnante sicuramente ha l’esperienza per trovare cento soluzioni, ma ciò non esclude che l’allievo non sia in grado di trovarne di nuove.

Ed è proprio quanto mi propongo di fare ogni volta. Stimolare l’allievo a trovare da solo le soluzioni al gioco teatrale. E seppure talvolta non ci riesce, è un grande successo averci provato. Sicuramente vale molto di più questa esperienza che non lo scimmiottare un maestro vanesio.

Quindi, non chiedermi di mostrarti come lo farei io. Chiediti come lo faresti tu.

Quindi, non chiedermi qual è il mio parere. Esprimi liberamente il tuo.

E soprattutto quando siamo a teatro toglimi lo sguardo di dosso, salvo che sul palco non ci sia io a recitare!