Scoprirci insieme | Diario di una maestra

Dopo ogni lezione, tornando a casa, rifletto su quello che è stato, su cosa è successo. Mi interrogo sul lavoro svolto e se sento di averlo fatto bene.
Il mio lavoro è un lavoro che si fa con le persone, insieme; è sempre un dare e un ricevere e la componente umana stravolge ogni aspettativa. Bisogna dosare, calibrare, ogni parola e ogni azione. Ogni allievo è diverso, diverse sono le sue esigenze, diverso il suo modo di esprimersi e con il passare degli anni ogni allievo cambia e cambio anche io e insieme cresciamo.

Quest’anno guardo i bambini del corso di Potenza, i bambini… così sono impressi nel mio cuore e nella mia mente ma i miei occhi li vedono ormai trasformati: non sono più bambini, si, sono ancora piccoli ma non si sentono più tali.
Qualcuno ha il fidanzatino/a, qualcuno è cresciuto molto in altezza, e i loro pensieri e le loro idee diventano sempre più personali, mentre ricercano un posto nel mondo fuori da casa, scoprendo così la loro identità.

E pensando a cosa potrebbe essere più congeniale per un gruppo così in trasformazione, io e il maestro Gino abbiamo deciso di proporre e svolgere insieme a loro un esercizio speciale: “un’autobiografia”. Un lavoro che a prima vista sembra avere poco a che fare con il teatro: si tratta di mettersi da soli di fronte ad un foglio e scrivere di sé, dei propri ricordi, dei propri sogni, paure, passioni.
Ognuno di loro si è ritrovato davanti a quel foglio bianco e lo ha riempito con estrema sincerità e questo non era affatto scontato. Si sono aperti rivelando il loro bisogno di uscire fuori allo scoperto, dichiarando i propri bisogni e la propria personalità.
Qualcuno lo ha fatto in modo scherzoso, qualcuno in maniera poetica, qualcuno ha avuto difficoltà, ma tutti si sono raccontati e sono stati attenti durante la lettura anonima delle pagine altrui, in attesa di un elemento che lasciasse intuire chi ne fosse l’autore, ma soprattutto aspettando qualcosa che rivelasse ciò che non conoscevano ancora dell’altro.

Erano attenti e seri. C’era una tensione piacevole nell’aria, una attenzione sottile e tutti in cerchio ci guardavamo sorridendo. Abbiamo condiviso così i piccoli dolori di ognuno, le diverse paure, e io sentivo il cuore gonfio di commozione.

Ho la lacrima facile, ormai è risaputo, il maestro Gino ancora non se n’è accorto, ma i miei occhi si sono fatti lucidi diverse volte. Tornando a casa, non avevo troppa voglia di riflettere ma sentivo di essere viva e al posto giusto, sentivo che qualcosa di meraviglioso era successo. Tutti ci siamo fidati l’un l’altro senza il timore di essere giudicati e abbiamo assaporato il piacere della condivisione.
E così sono arrivata a casa con quel senso di quiete che ti libera da ogni pensiero e ti ricollega con il mondo.