Le fasi dell’apprendimento, ovvero quella maledetta 4° Fase | Diario di un maestro

L’apprendimento prevede diversi passaggi che ognuno, con i suoi tempi ma senza eccezioni, deve attraversare.

Il primo di tutti è quello in cui ci si approccia ad una disciplina consapevoli di non sapere, o di non conoscere quelle che possono essere le nostre abilità in quella materia. Abilità spesso solo sopite che aspettano di essere semplicemente risvegliate. (Ed è quello che capita spesso con il teatro)

Il secondo passaggio è quello in cui l’allievo, ancora consapevole di non sapere, non osa intervenire. E’ il momento in cui è necessario vincere la propria timidezza e l’imbarazzo iniziale per abbandonarsi al gioco, al divertimento, all’apprendimento.

Durante il terzo momento dell’apprendimento, l’allievo scopre di essere in grado di fare cose che inizialmente avrebbe ritenuto inarrivabili. E’ il momento dell’entusiasmo. Ormai il muro dell’imbarazzo è crollato e, anzi, si desidera sperimentare sempre di più. Tutti vorrebbero esibirsi, tutti sono pronti a mettersi in gioco.

Arriva così la quarta fase. E’ il momento in cui l’allievo di teatro decide di voler fare “bene a tutti i costi”. E qui, purtroppo, si smette di giocare. Egli si osserva, magari sbirciando la sua immagine attraverso lo specchio dello spazio in cui si esercita e pensa a cosa deve fare; ma non fa. In questo modo, cercando di curare l’estetica, dimentica la tecnica fino a quel momento acquisita, e così va nel pallone!
Ma questa maledetta fase prima o poi arriva. E tu, insegnante, lo sai, la aspetti, non dovrebbe più stupirti, ma ogni volta che arriva, arriva all’improvviso e senti di doverla affrontare nuovamente sapendo che è un momento cruciale dell’apprendimento.
Sembra di non parlare più la stessa lingua. Chiedi di fare una cosa che magari solo fino alla lezione precedente non era assolutamente un problema, ed ecco che tutto diventa difficile. L’allievo deve nuovamente trovare la fiducia in se stesso e nei propri maestri. Fidarsi, affidarsi e lasciarsi nuovamente andare.

Per ultimo si arriva al livello della conoscenza inconsapevole. Tutto quello che si è imparato lo si deve “dimenticare” lasciando che l’abilità acquisita emerga con naturalezza. Ci si può abbandonare alla creatività certi che tutto quanto abbiamo appreso ci guiderà, inconsapevolmente, nella giusta direzione. Spesso si può analizzare tecnicamente cosa si è fatto e come ci si è arrivati a farlo solo a posteriori.
E’ come guidare un’automobile e dover frenare improvvisamente di fronte ad un pericolo. Mica ci pensi! Una volta presa confidenza con l’automezzo si agisce in modo assolutamente automatico. Non si ha il tempo di pensare:

  1. Oddio! Un pedone in mezzo alla strada!
  2. Devo togliere il piede dall’acceleratore.
  3. Devo schiacciare il pedale della frizione.
  4. Ecco, ora schiaccio il freno!

Altrimenti si rischia di dover aggiungere:
5. Troppo tardi. Ho schiacciato il pedone!