Identithings: evento finale al Cecilia di Tito

Si conclude Venerdì 22 Gennaio 2016, alle ore 18.30 presso il Centro per la creatività “Cecilia” a Tito (PZ) il nostro progetto vincitore nell’ambito del programma “Progetti innovativi per l’avvio e la valorizzazione della rete dei Centri per la Creatività Giovanile”IDENTITHINGS, questo il nome del progetto, è stato un percorso lungo e intenso in cui abbiamo individuato e sperimentato insieme ai nostri partner Liberascienza, La Luna al Guinzaglio, Vivid Light, Zero in Condotta e kr3m GmbH, una metodologia di co-progettazione tra professionisti di diversa formazione (artisti, artigiani, ricercatori, designer, pensatori) e fra questi e la comunità di riferimento; metodologia finalizzata alla narrazione del territorio attraverso specifici prodotti culturali che nella fase finale si sono concretizzati in oggetti di design.

Nell’ideazione di questo progetto abbiamo fatto innanzitutto riferimento a quella che da sempre è la coordinata che guida la vision del nostro lavoro ovvero: la trasversalità. E’ trasversale infatti l’utilizzo del nostro linguaggio teatrale (che va dalla divulgazione culturale, alla promozione e sensibilizzazione su temi sociali, all’educazione per l’infanzia); così come è trasversale la metodologia di studio e di azione utilizzata all’interno del nostro team, continuamente volta alla messa in comune dei saperi e delle competenze più disparati. E infatti la trasversalità, seppur applicata in un campo d’azione in parte più ampio e in parte diverso dal nostro, è stata il fil-rouge di Identithings: dalla formazione dei diversi gruppi di lavoro (registi, attori, ricercatori e divulgatori scientifici, architetti, designer, naturalisti, esperti di comunicazione, studenti), all’essenza stessa degli output realizzati, ovvero i prototipi di quattro oggetti di design che coniugano il passato, il presente e il futuro di uno specifico territorio, in questo caso il nostro.

La sfida del progetto è stata anche questa: non solo quella di creare una metodologia sperimentata in Basilicata, ma replicabile in ogni regione; ma anche quella di capire come raccontare un luogo passando attraverso un nuovo concetto di comunicazione territoriale: originale, moderno, internazionale. Poiché è vero che per narrare un territorio non bisogna tradire la sua unicità e autenticità, ma nello stesso tempo è anche vero che non bisogna nemmeno imprigionarlo nei cliché, che nell’immediato hanno il sì il vantaggio di una maggiore facilità di “identificazione” col luogo stesso, ma che a lungo termine rischiano di diventare la caricatura degli stessi e che quindi, in quanto tali, sono capaci di veicolare (per rimanere nel gioco di parole) “luoghi comuni” e non “identità” vere e proprie.

Nella prima fase ci siamo pertanto interrogati a lungo su che cosa volesse dire “identità”, su quali fossero gli elementi, positivi e negativi, che rendono la nostra regione ‘unica’, non replicabile in nessun altra parte del mondo. E’ emerso così il bisogno da un lato di un’analisi introspettiva – individuale e collettiva, personale e professionale – di ciò che vuol dire per noi “Basilicata”; e dall’altro l’esigenza di approfondire la conoscenza scientifica del territorio dal punto di vista geofisico, faunistico, archeologico, antropologico. E infine, la domanda: quali oggetti potevano meglio contenere tutto questo? Ovvero quali avevano insita in sé la vocazione a narrare, più di altri, il nostro territorio? Perché di questo si è trattato: di una operazione di translitterazione. Siamo passati da un dato ad una associazione; da una mappa al confronto con il racconto della comunità; dal materiale ad un oggetto.

Ecco perché paradossalmente la CORNICE “Fra-Me” può tranquillamente stare nella camera da letto di uno svedese; il TACCUINO “Not-A-Book” nella borsa di un francese; lo SCRITTORIO “Sedimental Journey” nello studio di tedesco e la S-TRIP valigia nel salotto di un americano. Poiché in quegli oggetti non c’è solo la tradizione di una regione, la sua materia, i suoi colori; ma un vero e proprio significato, quella della provenienza; e la provenienza è già di per sé una storia che l’oggetto si porta addosso. E le storie non conoscono confini geografici, in quanto nel momento in cui vengono raccontate, diventano patrimonio di chi le ascolta.

Ecco che così gli oggetti, durante l’evento finale di Venerdì sera, diventeranno “parlanti”, nel senso letterale del termine. Gli allievi attori della nostra Scuola di Teatro daranno infatti voce ai quattro oggetti, facendoli parlare in prima persona e raccontando di sé; di quello che erano e di quello che sono diventati.
L’aver voluto coinvolgere nel progetto i ragazzi che frequentano i nostri corsi di teatro non ha nulla di casuale, ma racchiude importanti significati: da un lato, volevamo che a far parlare gli oggetti “identificativi” del territorio fossero le stesse persone che quel territorio lo abitano; dall’altro volevamo applicare il principio della “trasversalità” anche rispetto ai diversi rami dell’Albero, ovvero abbiamo voluto che Identithings diventasse l’occasione grazie alla quale chi ha deciso di crescere e confrontarsi nel “ramo” della formazione potesse avere la possibilità di dare il suo contributo (come persona, prima ancora che come allievo-attore) nel “ramo” della progettazione.

Ora, se siete curiosi di conoscere più nello specifico il nostro progetto in tutte le sue fasi, di riflettere e confrontarvi insieme a noi e ai nostri ospiti su temi quali Territorio, Cultura e Innovazione e soprattutto di vedere la mostra dei bellissimi oggetti di design non vi resta che venire a trovarci domani al “Cecilia”. Vi aspettiamo!