Quando un sogno prende forma | Diario di una maestra

Quando sognavo di insegnare l’inglese ai bambini con un nuovo metodo tutto mio, non immaginavo che mi avrebbe appassionato così tanto, né che insieme a loro mi sarei divertita così. E già. Perché io e miei piccoli allievi ci divertiamo, e pure tanto! E questo mi fa riflettere su quanto sia importante nutrire entusiasmo per la conoscenza e la scoperta. Se mi guardo indietro, a quel primo giorno del mio corso di inglese a cui ho dato vita coniugando quelle che sono le mie passioni poi divenute competenze – ovvero il teatro e le lingue – sembra passata un’eternità. Tante cose sono cambiate; io stessa mi ritrovo diversa, più maestra di quanto potessi immaginare e più bambina di quello che avrei sperato insegnando una lingua in maniera non convenzionale. Di certo non avrei creduto di ritrovarmi due mesi dopo a pensare ogni giorno alle mie lezioni, a fare e rifare scalette, ad osservare il mondo con occhi diversi per cercare nuovi stimoli per i miei piccoli studenti. E di certo non avrei pensato di vivere il mio primo giorno da maestra con la stessa trepidazione mista ad agitazione ed eccitazione che provano i bambini al loro primo giorno di scuola. Senza contare i mille dubbi che ti frullano nella testa: sarò all’altezza delle aspettative? Riuscirò a coinvolgere ed appassionare i miei piccoli allievi? Saprò gestire un gruppo di bimbi vivaci? E soprattutto, riuscirò a far capire loro quanto possa essere divertente imparare?

E con questi pensieri che sono arrivata a scuola, dove un gruppo di entusiasti bimbi di 7 e 8 anni già mi stava aspettando. Non vedevano l’ora di cominciare. “Ottimo!” ho pensato, “tutta questa eccitazione è buon segno!”. E così, dopo pochi esercizi, ecco che dimentico quella scaletta dettagliata al minuto e mi lascio trasportare dai giochi in lingua che i bimbi stessi contribuiscono a plasmare. Questa infatti la mia sfida: approcciare all’apprendimento dell’inglese, portandolo fuori dei quaderni e dei libri perché una lingua è tale in quanto viva ovvero che prende forma solo se  la parliamo e giochiamo con essa.

L’ora e trenta minuti di lezione finisce in un lampo e quando, con un incontenibile sorriso mi salutano dicendomi “Bye Bye teacher!” quasi mi commuovo. Un altro sogno nel cassetto prende forma; il progetto di un nuovo modello di apprendimento muove i suoi primi fiduciosi passi!

Avanti tutta, allora! O, meglio, let’s go, my little students!


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