L’atteggiamento di molti genitori, in buona fede certamente, è quello di preparare un futuro per i propri figli senza pensare che forse sarebbe più importante prepararli al futuro.

Un proverbio africano recita: “se un uomo ha fame gli puoi dare un pesce, ma meglio ancora è dargli una lenza e insegnargli a pescare”

Lavorando nelle scuole con i bambini delle elementari ho dovuto constatare come questi abbiano difficoltà a collaborare tra di loro. Gli stessi bambini ammettono che spesso giocano da soli. Non incontrandosi o non scontrandosi (a volte serve anche questo) con gli altri bambini, non condividendo il momento di gioco, perdono di vista la necessità di dover cooperare con gli altri per raggiungere un obiettivo comune.

L’era dell’impiegato con il posto fisso che poteva permettersi il lusso della misantropia è finita.  Il futuro è nelle mani di chi saprà scambiare le proprie competenze, ascoltare e comunicare, condividere e collaborare. Anche i confini si sono allargati e questo impone la capacità di relazionarsi con il mondo; ma prima del mondo intero bisogna imparare a relazionarci con chi ci è vicino.

Ho notato una netta differenza tra i bambini delle scuole e quelli che frequentano un corso di teatro. Attraverso il gioco teatrale il bambino impara ad interagire con gli altri. Il gioco teatrale per riuscire, ha bisogno della collaborazione di tutti. Non c’è un mai un vincitore poiché non è prevista la competizione. Non è mai una gara, né una sfida. E questo, facendo teatro si impara. Come si impara che dall’errore si può apprendere e migliorare e che quindi, l’errore come “orrore” non esiste.

Ma non si possono imporre queste nozioni a un bambino. Bisogna che se ne innamori, che sia motivato e gratificato nel momento stesso che scopre di raggiungere dei risultati tangibili proprio cambiando il suo atteggiamento nei confronti dei compagni.

Questo è il compito degli educatori e dei genitori: trasmettere passione, incuriosire, creare situazioni adeguate alle possibilità degli alunni, in modo che essi abbiano successo nell’esecuzione delle attività svolte, perché la riuscita accresce la loro motivazione a continuare a impegnarsi in esse. Ma soprattutto, essere di esempio. Poiché il bambino ha bisogno di identificarsi in qualcuno in cui credere.

Noi adulti per primi dobbiamo capire che per poter vivere in questa società è necessario comprendere che gli uomini sono legati l’un l’altro a livello planetario. Bisogna essere capaci di adattarci al cambiamento per poter trasmettere alle generazioni future il messaggio che le situazioni che viviamo giornalmente possono essere affrontate solo in modo cooperativo, mentre spesso ci comportiamo ancora in modo individualistico e competitivo.

Scuola e famiglia devono collaborare nel creare ambienti idonei all’apprendimento abbandonando i vecchi schemi con programmi ministeriali obsoleti per promuovere un insegnamento capace di valorizzare le potenzialità individuali secondo le proprie aspirazioni. Questa valorizzazione dell’individuo non porta all’individualismo ma alla cooperazione secondo le proprie competenze sviluppando la capacità di lavorare con gli altri.

Ed è un piacere vedere come la didattica teatrale faccia breccia nel cuore dei bambini e degli insegnanti con i quali collaboriamo. Essi, sperimentando nuove metodologie di apprendimento, scoprono che l’insegnamento non può essere standardizzato e che ogni bambino ha delle potenzialità da esprimere. Bisogna quindi aiutarli a comprendere le loro capacità, a tirarle fuori e a metterle a disposizione di tutti in un reciproco scambio che non può che arricchire se stessi e tutta la comunità.