Vi presentiamo il maestro Gino | Diario di un maestro

Inizia un nuovo anno scolastico, iniziano i nuovi corsi di teatro. Ma è un nuovo inizio anche per me. Da quest’anno ci sono anch’io sull’Albero.

Ieri sera tornando a Matera dopo la lezione a Potenza, da solo, in auto, ho avuto il tempo di pensare ai giochi fatti insieme ai bambini e agli adulti in questi due giorni.

Penso all’incontro con i bambini di questa sera. Tra loro alcuni si lanciano con una gran voglia di giocare altri timidamente restano un po’ in disparte. Non si deve insistere, né dimenticarli.

La cosa più importante, e forse la più difficile, è di far comprendere loro che si tratta di un gioco. Il teatro è un gioco. Dico gioco e non gara; non ci sono né vincitori, né vinti.

E finalmente, proprio all’ultimo gioco d’improvvisazione, quando ormai hanno visto che i loro compagni si stanno divertendo, due bimbe si decidono e vogliono anche loro partecipare.

Intanto piove, aziono i tergicristalli ed il parabrezza si appanna un po’; segno che l’autunno è arrivato. E il mio pensiero va agli adulti che ho incontrato alla lezione di ieri a Matera.

Alcuni ci comunicano le loro perplessità e i loro timori. Hanno già avuto qualche esperienza di teatro, per qualcuno addirittura traumatica. Trovano comunque il coraggio di riprovare; non stanno in disparte come i bimbi, partecipano ai giochi, ma aspettano di vedere cosa succede. Ed ecco che scoprono che a teatro ci si può divertire. Io, suggerisco loro che ci si deve divertire.

Così, mentre rientro a casa guidando sotto la pioggia, sento che in questi due giorni, i primi due giorni, il teatro ha già fatto breccia nel cuore di alcuni. E’ un risultato importante.

Sono contento di questo incontro con L’Albero; sono felice di scoprire che c’è ancora chi insegna il teatro con passione e semplicità.

Ormai siamo abituati ad assistere a performance che hanno poco di artistico e dove prevale la competitività.

Si può cantare una canzone solo per il piacere di farlo, senza doversi poi misurare con una spietata giuria di “esperti”.

Si può cucinare un piatto per il piacere di sperimentare la cucina e magari di mangiarlo in compagnia, senza dover passare al vaglio degli Chef tanto in voga.

Si può interpretare una parte perché è il gioco più antico del mondo, e non per forza per vincere un Oscar.

Sono sicuro che i migliori risultati si ottengono proprio così. Per gioco. Un gioco con le sue regole certo, dove la prima regola è: divertiti!

Da quest’anno ci sono anch’io sull’albero e da qui la vista è stupenda.


 

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